I bambini bilingui hanno una mente a doppio binario

Gli adulti che imparano una lingua straniera spesso hanno bisogno d'immagini, registrazioni audio e tanta, tanta pratica. I bambini, invece, sembrano apprendere la loro lingua madre come se nulla fosse. La differenza nell’apprendimento è persino più evidente quando riguarda due lingue. In uno studio recente sui bambini bilingui, riguardante l’apprendimento del sistema fonetico delle due lingue apprese contemporaneamente, Skott Freedman, professore aggregato all’Ithaca College, ha confermato che i bambini apprendono due lingue con la stessa naturalezza con cui ne apprendono una.

"A prima vista, il processo d’apprendimento di una lingua può sembrare un’impresa" sostiene Freedman, assistente alla cattedra di linguaggio parlato, patologia e audiologia. "Gli input esterni, ricevuti a un ritmo piuttosto veloce, devono essere trasformati in una rappresentazione mentale dettagliata. Il significato di una parola, i suoni e la sua funzione grammaticale devono essere decodificati nel fluire del discorso. Eppure, questo compito all’apparenza arduo è svolto apparentemente senza sforzo da un bambino di un anno. Infatti, è dimostrato che il bambino impara una nuova parola dopo il primo ascolto".

"Quando il bambino cresce imparando simultaneamente due lingue, che grado di complessità presenta l’apprendimento?"

"Ci si è spesso chiesti se il bambino bilingue classifichi i suoni di entrambe le lingue insieme, o se invece possegga nella sua mente due classi di suoni diverse" afferma Freedman. "Un modo di verificare quale delle due ipotesi sia quella giusta è misurare la produzione orale del bambino in entrambe le lingue, usando qualche misura della complessità come parametro, e poi confrontare le due lingue".

Lo studio di Freedman ha misurato la complessità sulla base della forma delle parole, come la presenza di consonanti alla fine della parola e di gruppi di consonanti adiacenti. Lo studio ha anche misurato il grado in base al quale si poteva "approssimare" la parola prodotta a quella della lingua parlata. Per esempio, se il bambino avesse detto "TAR" al posto di "STAR", avrebbe approssimato la parola al 75%, producendo correttamente 3 suoni su 4.

"Un’ipotesi di qualche anno fa prediceva che, sebbene i bambini bilingui siano diversi nella produzione orale delle due lingue, mantenevano comunque un livello di approssimazione simile" afferma Freedman. "L’ipotesi è stata confermata in uno studio con un bambino anglo-ungherese. Nessuno studio finora, però, aveva testato lo spagnolo, la lingua maggiormente in espansione negli USA".

Lo studio di Freedman ha comparato la produzione orale di cinque bambini bilingui (spagnolo-inglese) durante un test di identificazione di alcune figure, alla produzione orale di 5 bambini monolingui (parlanti spagnolo) e altri 5 bambini monolingui (parlanti inglese). I risultati confermano l’ipotesi che era stata fatta, aggiungendo anche nuovi particolari. "Mentre i bambini bilingui producevano forme più complesse in spagnolo che in inglese, "approssimavano" comunque l’inglese e lo spagnolo allo stesso livello. Forse, quando s'impara una lingua, una sorta di algoritmo interno determina la precisione con cui si deve articolare le parole per essere capiti, senza tener conto della diversità dei suoni, a seconda della lingua. Altrimenti i bambini sarebbero stati capiti meglio in spagnolo".

Inoltre, Freedman ha scoperto che non c’è nessuna differenza tra bilingui e monolingui nella produzione orale. Questo indica che è presente un grado sufficiente di indipendenza tra i due sistemi fonetici di un bambino bilingue. "I bambini bilingui non solo riescono a imparare due serie di parole contemporaneamente e a tenere le due serie separate, ma tengono anche i sistemi fonetici separati" sostiene Freedman. "Questo risultato toglie credito al suggerimento di non esporre i bambini a più di una lingua dalla nascita, perché potrebbero esserne sopraffatti o risultarne confusi".

Intervista a Skott Freedman, originariamente riassunta da Ken Budd e pubblicata su International Journal of Bilingualism. Traduzione di Giacomo Minute.