Bilinguismo: cosa accade nel cervello?

Nella nostra società sempre più globalizzata, il bilinguismo – o la capacità di parlare due lingue – è in aumento. Il modo in cui si differenzia il cervello delle persone bilingui da quello delle persone monolingui costituisce un’emergente area di ricerca. Gli atteggiamenti nei confronti del bilinguismo sono sensibilmente cambiati negli ultimi 50 anni. Sono ormai lontani i giorni in cui usare una seconda lingua in casa non era visto di buon occhio ed etichettata come un'attività che genera confusione nei bambini e che apparentemente ostacola il loro sviluppo.

Invece, il numero dei bilingui è in costante aumento. I dati dell'Ufficio del censimento degli Stati Uniti mostrano che tra il 2009 e il 2013 circa il 20,7 % delle persone di età superiore ai 5 anni parlavano un’altra lingua oltre all'inglese in casa. Questo numero è più che raddoppiato dal 1980, quando era pari al 9,6 percento. Insieme al numero crescente delle persone bilingui aumentano anche gli sforzi della ricerca nella scienza che sostiene questa capacità.

Il cervello dei bilingui differisce da quello dei monolingui? Ed è vero che i bilingui godono di un vantaggio rispetto ai monolingui quando si tratta del funzionamento cognitivo e dell’apprendimento di nuove lingue? Come membro di una famiglia bilingue ho voluto indagare.

Sfatare i miti

Un articolo del 2015 sulla rivista Seminars in Speech and Language spiega come i bambini bilingui sviluppino le loro competenze linguistiche, sfatando i miti più diffusi.

Secondo gli autori Erika Hoff, professoressa di psicologia alla Florida Atlantic University a Boca Raton, e Cynthia Core, una professoressa associata di scienze del parlato, del linguaggio e dell'udito alla George Washington University a Washington, D.C., i neonati possono distinguere tra lingue diverse. Sono anche capaci di sviluppare un vocabolario in due lingue senza fare confusione. Quando i bilingui mescolano parole provenienti da diverse lingue all'interno di una frase – fenomeno conosciuto come code-switching – non è perché non sappiano quale parola appartenga a quale lingua.

È interessante notare che i bambini sembrano sviluppare naturalmente una comprensione di chi in casa parla una determinata lingua in tempi precoci, e che spesso scelgono la lingua giusta per comunicare con un particolare individuo: un fenomeno a cui ho assistito con mia figlia, che è esposta sia al tedesco che all'inglese.

Mescolare lingue non sembra impedire ai bambini bilingui d'imparare entrambe le lingue, ma richiede più tempo imparare due lingue che impararne una. C'è una tendenza generale per i bilingui a restare indietro rispetto ai monolingui nel loro sviluppo del linguaggio, anche se questo non è vero per tutti i bambini. Adesso gli scienziati stanno iniziando a svelare i misteri del cervello bilingue e a fare luce sui vantaggi che questa capacità può portare.

Lingue in competizione

Viorica Marian – professoressa di scienze e disordini della comunicazione alla Northwestern University a Evanston, IL – e colleghi hanno pubblicato uno studio lo scorso mese sulla rivista scientifica Scientific Reports, indagando quali aree del cervello siano coinvolte nel controllo del linguaggio.

La ricerca ha coinvolto 16 individui bilingui che sono stati esposti allo spagnolo dalla nascita e all'inglese dall'età di 8 anni. Nell'articolo scientifico la professoressa Marian spiega che "le abilità dei bilingui nel passare perfettamente tra due distinti sistemi di comunicazione maschera il considerevole controllo esercitato a livello neurale". Di fatto, quando una persona bilingue sente una parola in una lingua, anche l'altra lingua si attiva. Gli scienziati pensano che i cervelli dei bilingui si adattino continuamente a questa costante co-attivazione di due lingue e che siano di conseguenza diversi dai cervelli dei monolingui. Nel suo studio, la professoressa Marian ha cercato di chiarire quali regioni del cervello siano coinvolte quando i bilingui si trovano di fronte a parole con un suono simile. Nei monolingui, questa competizione "fonologica" si verifica solo tra parole provenienti dalla stessa lingua. Ma i bilingui hanno parole con suoni simili provenienti dalla seconda lingua.

Plasticità neurale

Nelle persone monolingui, le aree nelle regioni frontale e temporale del cervello – più precisamente, la circonvoluzione sopra-marginale sinistra e il la circonvoluzione inferiore sinistra – vengono attivate quando si trovano di fronte alla concorrenza fonologica.

I risultati dello studio rivelano che sono necessarie diverse aree del cervello per far fronte alla concorrenza fonologica all'interno della stessa lingua, rispetto alla concorrenza tra lingue diverse. "Abbiamo scoperto", spiega la professoressa Marian, "che la misura e il tipo di rete neurale che i bilingui hanno assunto per risolvere la concorrenza fonologica differivano a seconda della fonte della concorrenza. Quando la concorrenza avveniva tra due lingue, i bilingui assumevano un ulteriore controllo frontale e delle regioni subcorticali (precisamente della circonvoluzione medio frontale destra, e della circonvoluzione frontale superiore, del lobo caudato e del putamen) rispetto a quando la concorrenza avveniva all'interno di una singola lingua", afferma la professoressa Viorica Marian. "Queste scoperte dimostrano la considerevole plasticità neurale che consente ai bilingui di processare discorsi, nonostante la competizione linguistica proveniente da fonti multiple", conclude la professoressa.

La plasticità neurale, o l'abilità del cervello di adattarsi agli ambienti e alle nuove esperienze, è cruciale nel funzionamento cognitivo. I bilingui, quindi, hanno un vantaggio riguardo le funzioni cognitive?

Salute cognitiva

Ellen Bialystok, una professoressa di psicologia all'Università di York di Toronto, in Canada, e il suo team indagano sugli effetti del bilinguismo e il funzionamento cognitivo usando una combinazione di metodi comportamentali e di neuroimmagini.

La professoressa Bialystok mi ha raccontato che "le funzioni cognitive che sono influenzate dal bilinguismo riguardano principalmente l'attenzione – l'abilità di concentrare l'attenzione sulle informazioni rilevanti e di spostare l'attenzione se necessario. Questo controllo attenzionale" ha spiegato la professoressa "è uno degli aspetti principali della funzione cognitiva in tutte le fasi della vita ed è particolarmente soggetto al declino cognitivo con l'avanzare dell'età. Pertanto, qualunque cosa incrementi questi sistemi di attenzione ha anche il potenziale per sostenere la funzione cognitiva (anche) in età avanzata".

Il Medical News Today ha riportato uno studio del 2013 che mostrava che i bilingui – anche coloro che sono analfabeti – hanno sviluppato sintomi di demenza molto più tardi degli individui monolingui. Questi risultati trovano risonanza nella ricerca della professoressa Bialystok che dice: "Attribuiamo questi effetti protettivi a un controllo attenzionale meglio mantenuto che è stato sviluppato attraverso l'uso continuo dell'attenzione richiesta per gestire la selezione tra due lingue attivate contemporaneamente."

Commutazione dei compiti

Un articolo scritto dal gruppo della professoressa Bialystok e pubblicato nella rivista Cognition all'inizio di quest'anno ha esaminato la capacità dei bilingui di passare da un compito al successivo – un'abilità che funge da indicatore del funzionamento cognitivo.

L’autore del primo studio, John Grundy – un ricercatore membro del laboratorio della professoressa Bialistok – scrive che "l'esperienza del bilinguismo infantile, che richiede ai bambini di prestare attenzione a fonti multiple di input all'interno di contesti linguistici diversi, rende flessibile la disattivazione dell’attenzione di fronte agli stimoli una volta processati, così che l'attenzione può essere riallocata verso stimoli rilevanti". In tre studi che coinvolgono un totale di 145 individui bilingui e 126 individui monolingui, i partecipanti hanno completato un test per indagare l'abilità di commutare tra tipi di stimoli provenienti da monitor che richiedevano risposte differenti. I risultati dimostrano che i bilingui sono stati più veloci nel distogliere la loro attenzione da una prova in modo da poter focalizzarsi sulla prova successiva quando era richiesta una risposta diversa. Dal momento che questa abilità contribuisce alla salute cognitiva lungo tutto l'arco della vita, i bilingui possono trovarsi in evidente vantaggio.

Ci sono dunque numerose prove che mostrano che il declino cognitivo è più lento nei bilingui. Ma possono anche avere un vantaggio quando si tratta di apprendere ulteriori lingue?

Da bilingue a poliglotta

All'inizio di questa settimana, Sarah Grey – professoressa al Department of Modern Languages and Literatures at Fordham University di New York City – ha pubblicato un articolo sulla rivista Bilingualism. Language and Cognition mostrando che gli individui bilingui imparano nuove lingue più velocemente dei monolingui.

Per la loro indagine, la professoressa Grey e i suoi colleghi hanno insegnato a bilingui mandarini e parlanti inglese ed a monolingui parlanti inglese un linguaggio artificiale chiamato Brocanto2. Usando l'elettroencefalogramma, il team ha trovato evidenti differenze nelle onde cerebrali dei gruppi durante l’ascolto di frasi nel linguaggio artificiale. Le persone bilingui hanno mostrato un modello di onda cerebrale chiamato P600 entro la fine del primo giorno di insegnamento. Quest'onda viene rilevata quando gli individui processano la loro lingua. Il gruppo monolingue ha iniziato a manifestare le onde P600 solo alla fine della prima settimana di sessione di insegnamento. "[…] troviamo che i bilingui sembrano imparare il nuovo linguaggio più velocemente dei monolingui", spiega la professoressa Grey. "Adesso, con questo studio, abbiamo nuovi dati basati sul cervello che fanno presagire un beneficio specifico nell'apprendimento linguistico per le persone cresciute bilingui".

Studiare il cervello delle persone bilingui è un compito complesso. Così come due individui non sono uguali, allo stesso modo non lo sono due bilingui. Tuttavia un crescente interesse sull'argomento, insieme al crescente numero dei bilingui nella nostra società, mostra che i ricercatori stanno iniziando comprendere come questa abilità influisca sui cervelli e sulle abilità cognitive durante tutto l'arco della vita di coloro che, come mia figlia, sono fortunati ad avere quest'abilità.

Tradotto e riassunto da un articolo di Yella Hewings-Martin, originariamente pubblicato in Medical News Today. Traduzione di Serena Ciavatta e Veronica Schmalz.