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Input e usi linguistici dei bambini con background migratorio

Il panorama della diversità linguistica che oggi si presenta nelle scuole -europee, italiane e trentine- è assai complesso a causa di diversi fattori. Tra gli altri sono da evidenziare:

  • il numero delle lingue parlate da ciascuno scolaro/studente
  • l'età in cui il bambino ha cominciato a conoscere/parlare la L2
  • la distanza tipologica di molte L1 degli scolari rispetto all'italiano
  • l'uso di lingue solo orali accanto all'uso di lingue con tradizione scritta
  • il numero totale di lingue parlate in ciascuna classe e in ciascuna scuola

Anche le situazioni familiari di bilinguismo/plurilinguismo che si presentano sono assai diverse: infatti, accanto a famiglie che curano particolarmente il mantenimento della lingua madre, non è raro trovare genitori che, per timore di danneggiare lo sviluppo del bambino e avere ripercussioni negative sull'apprendimento dell’italiano e sul percorso scolastico del figlio, oppure pensando che la lingua d’origine sia poco apprezzata o addirittura emarginata e che sia d’ostacolo per l’integrazione, rinunciano a utilizzarla in famiglia e si sforzano di parlare con i figli una lingua che hanno appreso da adulti, spesso caratterizzata da incertezze, errori e da un vocabolario ristretto.

Diverse ricerche condotte recentemente nell'ambito della psicologia, della pedagogia e della linguistica hanno mostrato che la quantità e il tipo di esposizione alle diverse lingue, gli usi linguistici e il contesto sociolinguistico giocano un ruolo importante per lo sviluppo delle competenze verbali dei bambini bilingui/plurilingui. In particolare, oltre alla quantità dell'input linguistico, anche la qualità dell'input ricevuto (per esempio, le fonti e la varietà dell'esposizione) pare determinante per lo sviluppo di una buona competenza linguistica in ciascuna lingua praticata.

In questa prospettiva, prima di progettare qualsiasi intervento è cruciale avere un quadro chiaro della situazione linguistica che caratterizza gli scolari bilingui in ingresso nella scuola primaria. In altri termini, è necessario conoscere non solo quante e quali lingue i bambini parlano/ascoltano, ma anche quanto e come le praticano nella quotidianità. Diventa perciò urgente dotarsi di strumenti che permettano di rilevare quantità e qualità degli input linguistici che gli scolari hanno nelle lingue usate in casa e fuori di casa.

A questo scopo, con questa ricerca si è redatto un questionario rivolto ai genitori non italiani di bambini di età compresa tra i 6 e i 7 anni, che frequentano le prime e le seconde classi della scuola primaria di tutta la provincia di Trento. Il questionario propone alcune decine di domande che prevedono quasi esclusivamente risposte sì/no e risposte di tipo numerico. Grazie a queste risposte sarà possibile valutare su un gran numero di dati l’effettiva esposizione quantitativa e qualitativa alle diverse lingue da parte dei bambini che si trovano ad apprendere l’italiano come lingua seconda.