Più lingue, più opportunità?

Lisa Maria Krager intervista la linguista Andrea Abel sulla questione del plurilinguismo nelle scuole dell'Alto Adige.

Nelle classi altoatesine si può trovare una grande varietà di lingue. L'esperta Andrea Abel crede ormai superato il concetto della scuola monolingue. Ecco l'intervista.

Nelle classi della regione sono molte le lingue parlate e insegnate. Tuttavia troppo spesso si sottolineano i limiti del plurilinguismo, senza considerare invece le opportunità a esso legate. Durante un congresso dell'EURAC, a più di cento insegnanti è stato chiarito in maniera più dettagliata cosa significhi il concetto "plurilinguismo" e in alcuni Workshops sono stati presentati degli esempi pratici applicabili nella quotidianità scolastica. La linguista e co-organizzatrice del convengo, Andrea Abel, e sicura: "Si tratta di un cambiamento di valori. Ai miei occhi, optare per il plurilinguismo significa scegliere altri principi."

Signora Abel, come è cambiata la nostra scuola dal punto di vista linguistico negli ultimi anni?

Nelle classi si possono trovare sempre più lingue. È fantastico, si tratta di una grandissima risorsa, che purtroppo viene frequentemente trascurata.

Perché gli insegnanti non se ne curano?

Quando certi insegnanti sono sicuri del loro ruolo, sono spesso meno motivati a lasciarsi coinvolgere in questo nuovo sistema, rispetto a quelli che hanno appena iniziato. Reagire a una nuova situazione in cui sono implicate diverse lingue può anche risultare una sfida. Al giorno d'oggi servono altre competenze rispetto al passato, perché la realtà è divenuta più complessa. In più, queste devono essere subito integrate nel percorso di formazione di un insegnante. Accanto a progetti, corsi di perfezionamento e convegni, gli insegnanti potrebbero rivolgersi anche a centri linguistici.

Quindi il plurilinguismo non riceve la giusta considerazione da parte degli insegnanti?

La maggior parte dei cittadini possiede di sé l'idea di essere parlante monolingue, idea che è trasmessa anche dagli istituti di formazione. La società ha delle aspettative, che vengono soddisfatte più dai bambini monolingui che da quelli bilingui. La domanda che dunque sorge è la seguente: è giusto per i bambini bilingui che le norme di riferimento prevedano solo un sistema monolingue?

Lo è?

Naturalmente non è giusto. Tuttavia si deve permettere a tutti gli studenti di poter seguire bene le lezioni e ognuno di loro ha diritto a essere supportato. Ci si dovrebbe anche interessare alle competenze individuali.

In una classe di trenta studenti di cui più della metà ha come madrelingua una lingua diversa dal tedesco è possibile farlo?

In realtà, tutte le classi sono da sempre plurilingui. Anche chi parla un dialetto e la lingua standard è bilingue. Al giorno d'oggi si possono contare venti e più lingue diverse in una sola classe il che, come detto, costituisce una sfida che richiede nuove competenze. Dobbiamo considerarlo come un processo, in cui devono progredire sia la formazione degli insegnanti sia la ricerca per capire come promuovere al meglio questo sistema.

Conosce già qualche metodo in proposito?

Esistono diversi approcci per quanto concerne la didattica plurilingue. Si tratta di impostare le lezioni in modo sensibile e orientato alle lingue. Nessuna lingua viene imparata per comparti stagni. Ad esempio, le cose che si sono già apprese in una lingua possono essere facilmente riportate in un'altra. Inoltre, durante la lezione possono essere coinvolte altre lingue e con queste si può sperimentare. Ad esempio, si possono confrontare testi scritti in altre lingue per poi analizzarli con quegli studenti che parlano una lingua diversa, per capire come funzioni agli studenti di perfezionarsi.

È importante consolidare la propria lingua madre prima di apprenderne altre?

Certamente lo è. Tuttavia ci sono individui che crescono acquisendo due lingue insieme durante il periodo d'acquisizione del linguaggio. Quello che importa è la continuità, e che non si arrivi a dei punti di rottura.

Trova giusta quindi la presenza del plurilinguismo nelle scuole?

Sì, senza dubbio. Ad esempio, quando durante le lezioni non ci si dimostra abili in tedesco, si può far uso di altre competenze, sviluppate grazie al plurilinguismo, che possono sempre risultare utili. L'unico problema però è che l'importanza delle competenze linguistiche viene spesso trascurata in confronto ad altre.

Che vantaggi comporta il plurilinguismo?

Molti. Soprattutto per lo sviluppo cognitivo dei bambini, come è già stato dimostrato da numerosi studi. I bambini che sanno parlare più lingue sono, ad esempio, più bravi in matematica. Nel frattempo è stato scoperto anche che la demenza tra gli individui plurilingui si presenta più tardi rispetto al normale. Naturalmente si devono dare a tutti i bambini le stesse possibilità per poter eccellere durante le lezioni.

Quali sono i problemi legati al plurilinguismo che si possono presentare in ambito scolastico?

Al giorno d'oggi ci troviamo spesso di fronte a una visione disorientata delle cose. Infatti, se ci si orienta al sistema normativo di stampo monolingue, il plurilingue viene percepito spesso come un parlante monolingue incompleto. Compensare le competenze ridotte dei bambini attraverso dei corsi di supporto è una sfida importante. Inoltre, l'inadeguata formazione degli insegnanti e la mancanza di risorse rappresentano un altro problema.

La politica potrebbe essere d'aiuto?

Sì, dovrebbe mettere a disposizione più mezzi, così da permettere di avere un giusto numero di insegnanti e di occuparsi della promozione del sistema stesso.

Cosa pensa delle argomentazioni di alcuni politici, che credono che promuovendo il plurilinguismo ci si possa dimenticare la madrelingua?

Qui si deve distinguere. L'articolo 19 dello Statuto d'Autonomia è centro di discussioni politiche sui diritti da difendere. La realtà è un'altra. Noi dell'EURAC abbiamo svolto uno studio nel 2011 per testare le competenze in tedesco degli studenti altoatesini poco prima che concludessero le scuole medie superiori, confrontandole con quelle dei coetanei austriaci e tedeschi. Ne è emerso che gli studenti altoatesini rappresentino una realtà tedesca standard. Il contesto plurilingue nei quali sono cresciuti non li ha assolutamente danneggiati, né ha danneggiato la loro madrelingua. Naturalmente quest'ultima deve essere promossa, anche se pian piano la nostra scuola dovrebbe allontanarsi dalla concezione "monolingue", lasciando il posto alla sua versione plurilingue.

Secondo Lei, come sarà la classe del futuro?

La scuola plurilingue e variegata non è una visione, bensì già realtà. Dovremmo darci da fare per creare nuove e migliori possibilità per tutti i nostri bambini, in modo che abbiano le stesse opportunità di successo e di partecipazione sociale, una volta conclusa l'istruzione obbligatoria. In futuro, in regione potrebbero giungere ancora molte altre persone provenienti dall'estero: conoscere molte lingue diventerà di grande utilità anche in ambiti come la sanità o nel pubblico impiego.

L'intervista originale in tedesco è stata realizzata da Lisa Maria Krager, originariamente pubblicato in Barfuss – Das Südtiroler Onlinemagazine. Traduzione di Elisabetta Battisti.